La torre della pelosa

La torre della pelosa

La torre della Pelosa è stata sicuramente un baluardo della mia infanzia. La roccaforte inespugnabile, non solo simbolicamente, del mio innato bisogno di avventura mai del tutto appagato. Un’emozione dal fascino antico, mitigata dalla sensazione di struggente bellezza che ancora provo per questo mare e le sue selvagge calette e insenature. Tra la fine degli anni 60 e inizio 70 del novecento, la spiaggia della Pelosa non era ancora presa d’assalto dai turisti continentali. Il suo meraviglioso manto sabbioso, la limpidezza e trasparenza delle acque cristalline, paragonabili solo a quelle caraibiche, era a favore quasi esclusivo dalle popolazioni del Sassarese. Le poche ma fortunate famiglie che potevano arrivarci passando per il piccolo villaggio di pescatori di Stintino, trascorrevano giornate che definire indimenticabili è poco. Non vi era la calca dei giorni nostri, il traffico di automezzi quasi insistente, la costa non aveva le ville che verranno edificate in anni successivi.

La torre della Pelosa è una delle tante strutture realizzate nel perimetro costiero della Sardegna. La sua funzione era quella di avvistare e segnalare il transito delle navi dei pirati e dei predoni. Infatti i barbari del medioevo scorzavano nei nostri mari compiendo saccheggi, ma anche rapimenti di donne, uomini e bambini che venivano venduti come schiavi. Fu costruita alla fine degli anni 70 del 1500. La sua funzione cessò nel 1846, quando l’ente reale incaricato di gestire il sistema difensivo costiero dell’Isola venne soppressò. È un tronco conico di dieci metri d’altezza, costruito con pietra di scisto ad una quota di tre metri sul livello del mare. La base ha un diametro di sedici metri lo spessore delle sue mura è di due e mezzo. I soldati che l’abitavano erano in contatto visivo con la torre dell’isola Piana e con quella di Capo Falcone. Prende il nome da Palosa.

La torre della Pelosa è omonima della bellissima spiaggia conosciuta proprio come Palosa, nome che stava ad indicare la paglia marina che le correnti adagiavano sulla sua battigia in abbondanza. Si trova in posizione strategica, proprio all’ingresso del Golfo Dell’Asinara, il quale prende il nome dall’Isola parco, perla tra le più belle e suggestive del mediterraneo. Da bambino non ne sapevo quasi nulla. Le mie domande piene di curiosità riguardanti la sua storia non venivano soddisfatte appieno dai miei genitori. Come tutti si limitavano a dirmi le stesse cose, ovvero che nell’antichità serviva ad ospitare delle sentinelle per porsi in guardia dei Turchi. Ma erano più che sufficienti per mettere in moto la fantasia, non di rado fantasticavo con la mente vedendomi sul ponte di una nave nel ruolo di pirata. Pensai che al suo interno potesse esserci qualche tesoro nascosto, avrei voluto raggiungerla ma non sarebbe stata un’impresa facile.

La torre della Pelosa sorge su di un piccolo isolotto separato da un braccio di mare  facilmente raggiungibile a nuoto, oppure camminando con attenzione sugli scogli resi semi affioranti dalla bassa marea. Per diverse ore nell’arco della giornata l’attraversamento a piedi si presentava propizio, infatti l’acqua non può arrivare oltre i fianchi di un’uomo. Insomma nulla di molto complicato o pericoloso per un adulto, ma abbastanza impegnativo per un bambino, specie se ha la mamma apprensiva come era la mia. Così mi dovevo limitare a guardarla sperando che prima o poi si presentasse l’occasione per raggiungerla. Arrivò quando mio padre acquisto un canotto gonfiabile a remi, che per quei tempi era qualcosa di abbastanza insolito. Non ricordo quando avvenne lo sbarco, ma dovrebbe esserci stato in una mattina di luglio o agosto del 1973. Avrò avuto più o meno tredici anni, ed ero un ragazzino sognante di indole quasi romantica. 

La torre della Pelosa non era più un tabù, almeno così sembrava. Infatti quando arrivai ai suoi piedi scoprii che non vi era modo di entrarci. Mi accorsi che il boccaporto era collocato a sei metri dal suolo. Non sapevo che come tutte le torri della sua specie venne costruita in maniera tale da non essere facilmente espugnata dal nemico. Come gran parte delle altre torri della Sardegna l’accesso poteva avvenire per mezzo di una scala in corda o a pioli che veniva ritirata con facilità in caso di pericolo. Non potei quindi cercare il mio tesoro, mio padre non mi diede il permesso di arrampicarmi. Quando divenni abbastanza grande per farlo il desiderio era naturalmente svanito. Rimase però la curiosità, mi sarebbe piaciuto vederla dall’interno, lo feci molti anni dopo. Arrampicandomi arrivai alla sommità, incantato osservai da quella posizione il mare fuori dal Golfo. Mi parve di vedere qualcosa.

La torre della pelosa ebbe ancora una volta la sua vedetta. Saranno stati i riflessi del sole sul mare cristallino che sovente ingannano la vista, fatto sta che mi parve di scorgere in lontananza una vecchia nave. Sapevo che nei mari della mia terra vi aveva scorrazzato il pirata Barbarossa. Proprio sull’isola dell’Asinara vi stabilì il suo rifugio. Chi sa forse nel punto in qui mi trovavo c’e una sorta di porta temporale. La mia mente venne trasportata dolcemente indietro di molti secoli. A voi che leggete divertiti dico una cosa molto semplice, prima di giudicare venite sulla torre a visitarla. Fattelo col cuore e l’entusiasmo di quando eravate bambini. Vi renderete conto che non è impossibile trovare un prezioso tesoro. Forse vi basterà chiudere gli occhi per un’attimo, riaprirli posando lo sguardo sul l’immensa bellezza di questo magico luogo per capire che il tempo è solo un’illusione. (A.R.)

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Responsabile del blog www.isolafantasma.it